«Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica»
C. Zavattini, Umberto D.
I più pessimisti dicevano che, con la rivoluzione informatica, i lavori come li conoscevamo sarebbero scomparsi. I più ottimisti ribattevano che ci saremmo arricchiti lavorando di meno. Avevano torto, tutti: il lavoro non è scomparso, anzi, è aumentato. Ma non ci siamo arricchiti.
L’economia digitale, per uno strano paradosso, si basa sulle tecnologie più avanzate per riprodurre le condizioni di lavoro più retrograde. Dietro a una facciata retorica luccicante, si celano in realtà rapporti di produzione tipici di un capitalismo che si pensava ormai relegato nei libri di storia.
Svalutazione salariale, cottimo spacciato per meritocrazia, erosione delle tutele minime del lavoro, atomizzazione dei lavoratori, evasione fiscale generalizzata a fronte di una colpevole quiescenza dello Stato: queste sono le credenziali con cui si presenta, oggi, il mondo della cosiddetta gig economy, o economia dei lavoretti.
Vite da niente ricorre agli strumenti del teatro per raccontare una trasformazione già avvenuta. Rappresenta sulla scena vite anonime, metafore del precariato contemporaneo, e racconta avvenimenti verosimili – realmente accaduti, ma in modi diversi. Per aprire gli occhi ai distratti e per ricordare alle nuove generazioni, analfabete dei propri diritti, il monito di Zavattini. Con la convinzione che tutto può cambiare, basta esserne coscienti.
di Iacopo Gardelli
regìa Lorenzo Carpinelli
con Flaminia Pasquini Ferretti, Damiano Gaudenzi, Chiara Grassetti, Linda Gori, Alberto Lugaresi, Sofia Marchi, Francesco Parma, Tommaso Yomas Rossi, Diana Scirri, Marco Saccomandi, Elena Sagripanti, Serena Spadavecchia, Luca Spedicato
musiche di Giacomo D’Attorre e Francesco Lima
illustrazioni di Michele Papetti
grafiche e video di Nicola Varesco
aiuto regìa Vladimiro De Felice
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Comune di Ravenna
La prima assoluta è andata in scena il 17 aprile 2019 all’Almagià di Ravenna.